Human Mirror è un invito a sostare.
I ritratti—intenzionalmente non identificabili—insieme agli specchi, costruiscono uno spazio di relazione dove ogni volto rimanda a una presenza reale e ogni specchio restituisce il visitatore a sé stesso.
L’identità, qui, non è concepita come una somma di tratti ma come un ritmo: quello di chi abita tempi diversi e ci chiede di rallentare per incontrarlo mentre l’alternanza tra immagini filtrate e luce rende visibile la dipendenza reciproca tra chi guarda e chi è guardato. Seppur i volti non sono totalmente rivelati, nella viosione dell’artista la tutela non sottrae presenza, ma anzi la concentra.
Il percorso nasce per Gaido dalla settimana trascorsa al Camp, tra la fatica dell’attesa e la gratitudine di appartenere a un mondo con confini chiari e dignità distinte.